(DAL PROGRAMMA DI SALA – TESTO TRADOTTO DALL’INGLESE) 
Fortuna Desperata apre la biennale Performa 15 con una rappresentazione drammatizzata della nascita del balletto, di cui esplora le prime espressioni presso le corti rinascimentali italiane.
Concepito dall’artista italiano Francesco Vezzoli in collaborazione con il danzatore David Hallberg, Principal Dancer al Bolshoi ed all’American Ballet Theater, lo spettacolo fa rivivere e traduce gli inizi del balletto ed i fasto cortesi per il pubblico contemporaneo, stabilendo un dialogo tra passato e presente. Basato sugli stessi principi di ordine, proporzione, prospettiva e geometria su cui si basa l’arte rinascimentale, lo spettacolo è un estratto storico, un rinascimento in sé che resuscita le complesse rappresentazioni morali della divinità e del cosmo tipiche del Rinscimento .
CONTESTO STORICO
Nel XV secolo, la danza era tra le pratiche umanistiche con cui si promuoveva una cultura di autocontrollo personale, considerato una qualità ideale dell’aristocratico rinascimentale. La danza era considerata un esercizio di virtù etica che non solo dava piacere al corpo, ma stimolava la mente poiché richiedeva una profonda conoscenza delle regole e delle norme sociali associate al rituale. Come per i poeti, gli architetti e gli altri artisti del tempo, il fine ultimo era l’uso della forma artistica in quanto mezzo per trascendere la natura umana e produrre una esperienza condivisa, più che un semplice intrattenimento. Questa antica forma di danza comprendeva interazione e partecipazione tra pari, ma non era concepita come performance di per sé. Al contrario, l’intimità di questi rituali danzati rappresentava l’ideale per cui l’animo umano si innalza attraverso la pratica dell’armonia sociale, mettendo in pratica i concetti del Neoplatonismo.
Basata su materiale attentamente ricostruito a partire dal più antico manuale di danza, Fortuna Desperata interpreta questo linguaggio cronologico e concettuale e presenta la danza rinascimentale nella sua forma più antica, in omaggio al tempo in cui la danza non era considerata uno spettacolo per il pubblico.
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